Italia: natura, artigianato, qualità. E vino biologico
L’Italia è da sempre la patria della buona e sana alimentazione ed in particolare del vino: i nostri vini sono i più apprezzati nel mondo. Il loro sapori sono unici, ma il tratto comune che li rende famosi è il luogo di origine, l’Italia. E cosa ha di speciale il nostro paese?
L’equilibrio con la natura
L’Italia è famosa per i suoi paesaggi, per la rigogliosità e l’immensa varietà della flora. La gente ha sempre vissuto in contatto con le piante. Mantenere il verde è un impegno che richiede sacrificio, e non sempre risulta remunerativo in termini economici. Ciò che ne trae giovamento è lo spirito, la consapevolezza di aver agito per la salvaguardia della natura. Oggi molte famiglie italiane vivono nella loro casa di proprietà curando il giardino e/o coltivando il proprio terreno amorevolmente, con un profondo rispetto per gli equilibri naturali.
Il tessuto produttivo
Le imprese italiane sono numerose e di piccole dimensioni, realtà a conduzioni familiari. Il poco terreno a disposizione pone dei chiari limiti alla quantità prodotta, impedendo lo sviluppo aziendale in scala industriale. I costi da sostenere sono elevati, e l’utilizzo di macchine agricole viene ridotto al minimo. Garantire una buona resa richiede un controllo approfondito da parte del contadino durante ogni fase del processo produttivo. Il prodotto realizzato manualmente è artigianale, l’attenzione dedicata alla sua coltivazione lo rende qualitativamente superiore.
Natura, artigianato, qualità. Dunque quale vino può rappresentare l’italian lifestyle meglio di un vino biologico?
Italia e vino bio: accoppiata vincente
L’analisi di Wine Monitor Nomisma lo conferma: all’estero nel 2015 la domanda di vino biologico italiano è aumentata. Il fatturato è salito a 137 milioni di euro segnando +38%, cifre ben superiori rispetto a quelle del mercato interno.
Sempre più consumatori sono interessati al vino biologico, e le imprese lo hanno capito. L’Italia infatti è la seconda nazione europea per superficie vitata coltivata a regime biologico: dal 2003 al 2014 è aumentata del 128% arrivando a 72.361 ettari. La regione che guida il cambiamento è la Sicilia (27.105 ettari), seguita da Puglia (10.269 ettari) e Toscana (9.243 ettari).
Nello stesso periodo però Spagna e Francia sono cresciute molto più dell’Italia, rispettivamente +413% e +307%. Per questi paesi è stata una vera e propria rincorsa al bio partendo da zero.
Prospettive future
La conversione a regime biologico è più remunerativa, ma prevede anche regolamenti diversi. Adattarsi ai regolamenti implica tempo e risorse, e nel caso l’azienda sia piccola non sempre l’investimento è realizzabile. Il tessuto produttivo italiano è composto da numerose piccole aziende, per cui mantenere la seconda posizione in Europa sarà difficoltoso.
I prodotti agroalimentari italiani all’estero vengono visti come rappresentanti dei prodotti artigianali per eccellenza, le piccole produzioni familiari ottenute ricercando la massima qualità possibile e realizzate nel rispetto della natura. Non è quindi un caso se i vini italiani vengano associati a dei vini bio. I nostri vini possono usufruire di questo grande vantaggio competitivo che nessun altro paese ha.
In futuro la priorità sarà aumentare l’estensione dei terreni condotti a regime biologico per mantenere il nostro primato nel mercato. Per farlo non basterà prendere coscienza dell’idea che il turista straniero ha nei confronti del sistema produttivo italiano, ma bisognerà compiere scelte coerenti per poterla mantenere tale: solo così manterremo anche il vantaggio competitivo.
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