Verdiso, conosciuto spesso con diversi sinonimi (Verdisa, Verdisa grossa, Verdisa gentil), è una varietà storica del Veneto le cui prime informazioni si hanno a partire dalla fine del ‘700, in questi periodo la viticoltura e l’enologia di tutto il Veneto stava attraversando un periodo di difficoltà e di evidente decadenza.
I motivi vanno ricondotti a diversi fattori: gli scarsi investimenti riservati al settore, ai sistemi spesso arcaici e superati nel coltivare le viti (come ad esempio le alberate) e nel governare le vinificazioni e alla scarsa attenzione prestata alla scelta varietale. Non sorprende perciò la menzione negativa del conte Pietro Caronelli fatta all’Accademia di Agricoltura di Conegliano nel 1788 dove descrive la situazione vitivinicola della zona, lamentando il decadimento della qualità degli impianti eseguiti dopo la disastrosa gelata del 1709.
La sua diffusione si è affermata e consolidata anche nei decenni successivi, tanto che nel 1874 il Verdiso era diffuso in ben 50 dei 96 comuni della provincia di Treviso e forniva ben 24.000 ettolitri di vino.
Quando coltivato negli ambienti collinari più magri e soleggiati, il vino era apprezzato dai mercanti e primeggiava in relazione ad altri vini della zona. A partire dalla fine dell’800 inizia a diffondersi una cultura di tutela e protezione dei vitigni locali, grazie soprattutto all’azione della Società Enologica Trevisana e della Scuola Enologica “G. B. Cerletti” di Conegliano, che si prefiggono lo scopo di produrre dei buoni vini da pasto bianchi (e fra questi anche il Verdiso), nonché di indagare sulle possibilità colturali di altri vitigni autoctoni.
Inoltre, dal 1923 la Stazione Sperimentale di Viticoltura e di Enologia, ha cercato di indirizzare la produzione vinicola della zona dell’Alta Marca Trevigiana verso nuovi traguardi tecnici e qualitativi, piantando nella zona collinare di Conegliano e Valdobbiadene numerosi vigneti sperimentali. Da questi studi emersero, a partire dagli anni ’50, chiarissimi segnali sulle buone possibilità di ottenere ottimi vini da alcune varietà a frutto rosso (Cabernet franc e Merlot) e sulle naturali potenzialità del Prosecco e di altri vitigni bianchi tra cui il Verdiso. Vi sono infatti giudizi documentati e sperimentati sui positivi caratteri del Verdiso, a significare la sua variabilità all’interno del comprensorio produttivo.
La presenza di espressioni più o meno vigorose e fertili, sono state sicuramente alla base dei diversi giudizi espressi sui vini.
In sostanza, il Verdiso va considerato come varietà produttiva, facilmente soggetta al marciume, ma se coltivata in ambienti arieggiati, soleggiati e asciutti, senza eccessi produttivi, può esprimere un vino dagli aromi e dalle intensità inimitabili.
Per questo la sua produzione, sin dagli anni ’50, è stata limitata alle zone più adatte alla sua espressione qualitativa, dove si può ottenere il sapido e caratteristico vino che molti conoscono ed hanno imparato ad apprezzare.